November 2009 the Hang makers Felix Rohner and Sabina Schärer sent this letter to people who asked for an Integral Hang in 2008 and 2009, but weren’t able to acquire one. The text answers the question: “What is a Hang and what is it not?” and announces the new Free Integral Hang.
Deutsch | English | Français | Italiano | Español
È nell’anno 2000 quando, qui a Berna nacque l’hang. Una particolare costellazione ha permesso questo evento: è infatti dal 1985 che sperimentavamo nuovi materiali. Riuscimmo a trasformare una semplice lamiera in un materiale innovativo dalle alte prestazioni acustiche. Grazie alle particolari qualità fisiche della nuova lamiera “Pang” fummo finalmente in grado di rompere i limiti posti dal barile, il quale fu per decenni la materia prima per la costruzione dei nostri steelpans. Cominciammo ad interessarci sempre più intensivamente ai corpi sonori provenienti dal medio e estremo Oriente, riproducendoli per conoscerne meglio i principi. Ne risultò una vasta gamma di corpi sonori molto interessanti, svelatori di nuove dinamiche e qualità sonore. Durante questi lunghi anni di ricerca imparammo a conoscere i confini della fisica, che presero forma nell’hang: il gong ci svelò l’importanza della protuberanza semisferica, le tabla indiane ci affinarono l’arte dell’accordatura, il gatham ci condusse all’integrazione della risonanza dell’aria, mentre cimbali e piatti tibetani ci accompagnarono nel mondo dei rumori soavi.
Nello stesso anno fummo invitati alla prima conferenza internazionale sulla scienza e tecnologia degli steelpans (ICSTS 2000) che ebbe luogo a Port-of-Spain (Trinidad), dove presentammo i nostri “strumenti pang” e illustrammo i risultati delle nostre ricerche. Sebbene la reazione dei maestri della rinomata scuola Trinidad fu: “Suona come in principio“ (“It sounds like in the old days“), per noi, questo loro giudizio fu soltanto una conferma, in quanto era proprio il suono delle antiche steelbands che ci ispirò. L’hang, apparso per la prima volta nella “Mecca” delle steelbands, lasciò il palcoscenico senza destare particolare attenzione da parte dei partecipanti alla conferenza e dalla stampa. Il suono prodotto dal metallo usando le mani nude, sembra non far parte della “loro cultura“ (“This is not our culture.”). Di ritorno in Svizzera ci concentrammo interamente allo sviluppo dell’hang (che nella nostra lingua significa “mano“), in quanto, il fatto di suonare con le mani si prestò perfettamente alle dinamiche qualità sonore della “lamiera pang” (Pang-Blech). Il contatto diretto tra corpo e la lamiera divenne una realtà.
Da allora sono trascorsi quasi 10 anni e ora ci poniamo il quesito: cos’ è veramente un hang e cosa non è?
In principio furono essenzialmente percussionisti che si accorsero del neo nato strumento. Lo nominarono in svariati modi: UFO, pantam, disco armonico, Flying saucer oppure Hang Drum, ma il loro sogno di unire ritmo alla melodia sembrava essersi avverato. Alcuni lo posarono su uno stativo e spesso ne suonarono più di uno contemporaneamente cercando di integrarlo nelle loro orchestre o gruppi musicali. Prestammo attenzione alle esigenze dei musicisti costruendo hanghang con fino a 10 toni, poi una versione con una seconda apertura sul fondo, poi hanghang dal suono più corto e poi ancora una versione a scala cromatica con toni su entrambi i lati. Proponemmo anche una vasta scelta di scale musicali tipiche, provenienti da tutto il mondo.
Molte persone furono attratte dalle vibrazioni energetiche emanate dall’hang. Origliando con orecchio attento nel suo cosmo, chi lo sperimentò venne subito deliziato dall’armonia e la ricchezza dei suoni armonici. Vi fu pure chi attestò poteri curativi, e seguendo le loro idee costruimmo hanghang con il suono della luna e del sole oppure versioni con scale musicali curative. Mentre i percussionisti percepirono l’hang come un mezzo di pura espressione artistica vi fu anche chi gli si avvicinò per il suo suono ipnotico. Ci fecero visita musicoterapisti convinti dei sorprendenti benefici che l’hang recava e ne vollero far uso nella loro attività professionale. Psicologi, psichiatri, sciamani e guaritori di tutti i generi mostrarono grande interesse verso questo strumento ibrido.
Negli ultimi anni, migliaia di persone di tutte le parti del mondo hanno avuto modo di ricevere personalmente il proprio hang direttamente dalle nostre mani, oppure, fino al 2006 tramite i distributori nei diversi continenti. Si incontrano suonatori di hang ovunque: su Youtube, per le strade, nelle sale da concerto, nelle chiese, nei rituali, negli studi, in alcune pubblicità, nei film, ….Durante tutti questi anni, molti nostri clienti ci hanno inviato in totale ca. 200 CDs con le loro registrazioni: una vastità incredibile di stili e generi. Molti di essi suonano nel silenzio delle loro case, in natura oppure in compagnia di amici. C’è anche chi, invece, semplicemente lo suona soltanto saltuariamente.
Una conoscenza sempre più profonda della natura dell’hang, intensificò il quotidiano lavoro di martello. Inizialmente, l’hang venne venduto tramite negozi musicali e rivenditori ma ben presto, quando la lista delle ordinazioni cominciò a crescere, vivemmo questa pressione in modo spossante, tanto da farci mancare le forze. Le richieste dei clienti furono in parte molto difficili da realizzare: non tutte le scale musicali si addicono alla configurazione dell’hang, risultandone un’insieme disarmonico. Rischiammo di perdere visione di un cosmo armonicamente bilanciato. Grazie ai nostri amici scienziati, potemmo osservare personalmente la complessità del corpo vibrante ?hang“ che ci permise di esplorare un nuovo capitolo. Sempre più, fummo affascinati dall’impegnativo lavoro che ci aspettava: l’hang doveva essere un cosmo suonante e non un classico strumento musicale da integrare nel mondo della musica.
Le scale degli hanghang costruiti secondo la tecnica iniziale, emisero suoni più acuti e squillanti, mentre quelli costruiti nel 2006 divennero più bassi risuonando con voce più “calda”. Ascoltando sempre più precisamente, studiammo la natura dei sensi umani e la fondamentale importanza della mano. Grazie alla dettagliata conoscenza della lamiera “pang“, riuscimmo a gestire meglio le tensioni della materia. La mirata distribuzione delle forze, influenzata dall’esposizione termica nel forno, portò infatti a un netto miglioramento della qualità e resa sonora del metallo. Il numero dei campi sonori, disposti in modo circolare attorno al “dom”, fu ridotto per permettere un equilibrio ottimale e una migliore relazione sonora tra i cori e il dom. La connessione acustica delle due parti venne così adattata considerando la suonabilità dello strumento, quando appoggiato sulle cosce del suonatore.
L’hang integrale prese forma nella primavera del 2008 e sempre più ci divenne chiaro il fatto che non avevamo a che fare con un sistema di singoli toni, bensì con l’individuale accordatura, dove l’armonica connessione fra di essi raggiunge la piena sonorità e dinamica che contraddistingue l’hang di oggi.
Quando i suoni armonici risuonano intorno all’hang da sembrarci un coro, e sfiorandosi con la membrana ne esaltano il “canto”, è il momento in cui riconosciamo l’hang integrale. Entrammo in un mondo multidimensionale. Alcuni dissero che si tratta di un gioco intuitivo, un’improvvisazione, una trance, un/a’ipnosi, un sogno, una meditazione…..ma chi può dirlo verso quale destinazione tutto questo ci porterà?
Ora, in autunno 2009, questo “libero hang integrale” è comodamente e liberamente posato sulle nostre gambe, interamente intonato senza l’ausilio di un accordatore elettronico. Ci fidiamo della nostra risonanza interna e il risultato è quello di un hang dalla ricchezza sonora che non richiama nessun altro strumento. Il “libero hang integrale” lo costruiamo per le persone che cercano in questo mondo caotico e così frettoloso il proprio equilibrio e pace interiore. Il nostro lavoro non è orientato verso norme musicali quale lo studio, l’esercizio o la prestazione. Suonare l’hang può donarci una forma di libertà e pace che respinge qualsiasi tipo di pressione o necessità, e l’individuo, consapevole di questo effetto saprà rafforzarsi. D’altro canto, un inappropriato utilizzo può indebolire, e noi, costruttori dell’hang, dobbiamo tenerne conto. Negli ultimi anni abbiamo dovuto accettare il fatto che in alcuni casi l’utilizzo indecente dell’hang non trova più il nostro consenso. Anche il fatto, per esempio, di nominarlo “Hang drum“ è stato fatale, in quanto ha suscitato un enorme incomprensione che ha danneggiato lo strumento, provocando danni fisici come pure disturbi spirituali ed emozionali. Per questi motivi, in futuro dobbiamo essere molto più cauti con il “libero hang integrale”.
Cordiali saluti
Sabina Schärer Felix Rohner